La storia di Roma che leggete sui libri parla della
fondazione di una città, una folgorante espansione, fatta non solo di
conquiste militari, ma anche di bellezza, costumi, cultura e godimento dei beni
terreni.
Poi ci dicono che improvvisamente, l’impero era troppo
grande per essere gestito, sono arrivati un po’ di barbari e lo hanno fatto a
pezzi.
Questa storia presuppone che un esercito regolare fatto
di circa 500.000 uomini improvvisamente si sia fatto sconfiggere da un esercito di barbari
disorganizzato di molte meno unità.
A me sembra che i conti non tornino e a Voi?
Oggi vi porto un esempio di storia vera, i reali motivi
che portarono alla nascita, crescita e caduta dell’impero Romano, che, come
tutte le storie di potere, sono prettamente economiche.
Quando andavo al liceo, studiavo storia con poca
passione. Ero molto più attratto dalla filosofia, che però da bravo
adolescente capivo fino ad un certo punto, abbagliato come tutti da altre attività e interessi molto
più materiali e terreni.
Storia era una lunga serie di eventi con date da
ricordare (che palle!), imparati senza capirne il vero senso. Inoltre la storia
la scrivono i vincitori, quindi ogni libro riportava la visione
e le opinioni di chi aveva vinto l’ultima guerra e decideva quindi il modo con
cui i fatti andavano scritti e raccontati.
E’ stato l’avvicinarmi alla macroeconomia e alla borsa
che mi ha fatto capire invece, che il 90% della storia che avevo studiato, era
fondata su delle favolette e non sulla realtà.
La svolta di
Roma, la distruzione di Cartagine
Come detto all’inizio, Roma conquistava altri territori militarmente, imponeva (ma neanche più di tanto) la lingua latina, le proprie usanze, una certa cultura e, sicuramente, la sua moneta.
La diffusione della valuta di Roma (il sesterzo, il dollaro di allora insomma) come moneta di scambio
rispetto ad altre valute fu il motivo principale per cui Roma e Cartagine
vennero alla mani dopo essere state partner commerciali.
Cartagine aveva ingenti risorse in altre valute mentre il
sesterzo si diffondeva anche nelle zone sotto il loro controllo. Avere risorse
in sesterzi ma non controllarlo non aiutava in quanto rimanevi escluso dall'esclusivo "Club Roma" e vedevi erodere le tue altre riserve valutarie, più deboli.
Roma insomma, usava il sesterzo e la sua economia come un’arma per sottrarre
ricchezza agli alti popoli concorrenti.
Le materie prime erano quotate e scambiate in sesterzi (oggi se vuoi il petrolio ti servono i
dollari). Bisognava quindi comprare sesterzi se si volevano produrre beni e
servizi e poichè in quel periodo entrambe le economie erano in espansione, la
domanda spinse i prezzi in alto. Roma soffri di meno, in quanto controllava la
valuta con cui tutto era scambiato, mentre intere zone dell’impero Cartaginese
furono costrette alla fame. Fu così che ogni pretesto divenne buono per risovere
quel problema economico, e come spesso si usa anche tutt’ora, Cartagine
dichiarò guerra a Roma.
Siccome una volta non si andava tanto per il sottile, i
Romani (che avevano un esercito niente male), decisero anche loro di prendere
la palla al balzo e di risolvere l’annosa questione con la oramai concorrente commerciale Cartagine.
I poveri Cartaginesi, che oltretutto limitavano con la loro presenza
l’ulteriore espansione di Roma, vennero distrutti in mare, massacrati in terra,
e il loro territorio reso arido
spargendoci il sale. Tanto per far capire a tutti che anche a quel tempo con i
soldi non si scherzava…
La caduta
dell’impero
Cosa successe all’impero romano prima del suo
disgregamento? Roma, che era ricchissima visto che “spremeva” tutte le altre
provincie, aveva creato una situazione ingestibile mettendo queste ultime sul
lastrico con tasse e balzelli. Questa instabilità (e un bel po’ di
corruzione) porto l’impero ad una situazione ingestibile, che non seppe più
reagire ad attacchi esterni.
O pensavate davvero che bastesse solo qualche Unno per
far fuori interi eserciti regolari di Roma?
Sono stati gli imperatori romani a minare le basi del
proprio mondo, applicando ricette economiche sbagliate, come oggi fanno i
nostri politici.
A Roma si inizio prima una politica di svalutazione selvaggia per poter pagare le spese militari, senza che l’economia ne avesse un reale bisogno. All’epoca di Augusto, il primo imperatore, la moneta era composto al 95% da argento e per il 5% da altri metalli, come il bronzo. Un secolo dopo, con Traiano, la percentuale di argento era dell’85%. Ottanta anni dopo, Marco Aurelio deprezzò ancora una volta la moneta, portandola a solo il 75% di argento. Caracalla, svalutò la moneta fino a lasciarci solamente il 50 per cento di argento. Nel corso del III secolo, il sesterzo non smise di svalutarsi, fino a che venne convertito in un pezzo di bronzo placcato di argento. L’inflazione superò il 1000%.
A Roma si inizio prima una politica di svalutazione selvaggia per poter pagare le spese militari, senza che l’economia ne avesse un reale bisogno. All’epoca di Augusto, il primo imperatore, la moneta era composto al 95% da argento e per il 5% da altri metalli, come il bronzo. Un secolo dopo, con Traiano, la percentuale di argento era dell’85%. Ottanta anni dopo, Marco Aurelio deprezzò ancora una volta la moneta, portandola a solo il 75% di argento. Caracalla, svalutò la moneta fino a lasciarci solamente il 50 per cento di argento. Nel corso del III secolo, il sesterzo non smise di svalutarsi, fino a che venne convertito in un pezzo di bronzo placcato di argento. L’inflazione superò il 1000%.
I romani si erano impoveriti in modo
incredibile in solo pochi decenni per colpa dei loro governanti, e con essi decaddero
il commercio, l'industria e l'agricoltura dell'Impero.
Diocleziano, che non poteva più
ricorrere alla svalutazione, schiacciò di imposte gli abitanti dell'Impero (vi ricorda un qualcosa?) e tentò una
riforma monetaria. La riforma fallì (mica sono tutti scemi) e il suo editto che sanciva un tetto ai
prezzi fu completamente ignorato dalla gente.
Costantino ottenne la quantità di
oro necessaria per la riforma confiscandolo alle ricche città orientali ed ai
templi pagani. Per finanziare il funzionamento dello Stato si inventò nuove
imposte (e te pareva!) che potevano
essere versate solo in oro, l’unica forma di pagamento vera ed accettata in tempi di crisi economica.
La ricca classe dei piccoli
proprietari terrieri, produttori di beni e servizi e dei commercianti (le PMI
di allora), la base della grandezza romana, venne spazzata via da questa folle gestione economica. Si produsse quindi una
concentrazione di terra nelle mani di alcuni grandi proprietari (quelli che avevano l'oro per comprarla, le multinazionali di una volta).
Stava
cominciando l’era feudale.
L’Impero Romano dell’ultimo periodo
dunque, dopo la svalutazione, visse tartassando i propri sudditi. Quando spremendo non usci più nulla, perché non era rimasto più niente, Roma collassò definitivamente.
Un ultimo appunto
Si dice che la storia è importante perchè ci insegna a
non fare gli stessi errori del passato.
Oggi in Europa viviamo la stessa situazione di 2000 anni
fa, con piccole differenze.
Uno stato centrale forte (la Germania) sta depredando gli
altri periferici, impoverendoli attraverso le quote di export che grazie
all’euro gli ruba.
Questi non potendo far nulla in base ai trattati firmati,
impongono tasse e balzelli (l’austerity). Mentre i tedeschi si arricchiscono
vergognosamente, gli altri piombano nella miseria, e il loro tessuto produttivo
scompare. Come nell’impero Romano però, le provincie cominciano a ribellarsi ed a capire il trucco. Inoltre
la Germania rischia di distruggere come fece Roma tutto il tessuto che produce
ricchezza anche per lei.
Questa sorta di "Quarto Reich" quindi, o ridurrà la stretta sugli altri
popoli europei, o farà la fine di Roma.
Il problema è che Roma sparendo lascio un buco spaventoso! Ci vollero mille anni alla società occidentale per riprendersi. Se vogliamo subito un Rinascimento alla fine di questa brutta avventura dell'euro, invece che un altro Medioevo, dobbiamo fare in fretta...
Caro Ivano, ho letto questo tuo articolo e lo ho trovato molto interessante, ben documentato e coinvolgente per quanto riguarda le considerazioni finali. Da maniaco di storia romana, però, mi sia concesso puntualizzare solo un paio di cose.
RispondiEliminala prima è nel fatto che, per tutto il periodo del principato (dalla fine del I sec. a.C . all'inizio del III secolo d.C.) il bilancio statale romano era in surplus e non in deficit, a parte qualche particolare momento quali le guerre germaniche di Marco Aurelio. Le spese militari pare che incidessero sul prodotto lordo per meno dell'1%! Esisteva al contrario un problema di gestione della liquidità in eccesso. Al riguardo il "Carteggio tra Plinio e Traiano" è estremamente indicativo. C'è addirittura il caso di Traiano il quale, requisito il tesoro di re Decebalo al termine della seconda guerra dacica, decise di esentare tutto l'impero dalle tasse per un anno. Roba da matti...
Per quanto riguarda il problema del declino e della caduta dell'impero romano, tutti gli storici, politici, filosofi, professori etc. si trovano sempre dinanzi a un quesito che, nel 99% dei casi, preferiscono ignorare e tacere. Ovvero: perchè nel V sec. d.C. fu solo l'impero romano d'occidente a cadere e quello d'oriente invece sopravvisse? eppure, dati economici, demografici, militari e culturali alla mano, sarebbe dovuto accadere il contrario. Perchè sia accaduto tutto questo io, come gli altri più bravi di me, non so darti una risposta. Ma è per questo che amo la storia.
Ti ringrazio molto per le tue precisazioni, hanno arricchito molto questo articolo! Saluti, Ivano.
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