venerdì 27 febbraio 2015

Il QE di Draghi non serve l'Italiano medio - Parte 2: euro-bazooka

L’altra volta vi avevo lasciato qui. Continuiamo.

L’idea che una BCE disposta a stampare moneta possa in qualche modo rendere l’euro sostenibile nel medio-lungo periodo è un’idea assolutamente idiota con le premesse politiche attuali. Parliamo di sostenibilità dell’euro in primis, ma anche di rilanciare l’economia. Il QE è fondamentale per quest’ultima, ma solo se c’è una politica che sposta i soldi nell’economia reale e azzera le diversità tra Nord e Sud Europa!

I differenti prezzi al consumo fra i paesi dell’Eurozona sono la causa della crisi. Non la causa dell’inizio, ma la causa del suo perpetrarsi, per un progressivo deterioramento della competitività dei paesi del Sud.

“Moneta unica” non vuol dire “inflazione unica”: unire più economie diverse sotto la stessa moneta non ha mai portato ad una uniformità dei tassi di inflazione, perchè essi sono influenzati maggiormente dallo stato di salute del mercato del lavoro. La prova evidente è il fatto che iniezioni di liquidità in un mercato del lavoro stagnante o in ripresa non hanno provocato super-inflazione (vedi USA, che dopo il QE sono in deflazione).

Che moneta unica non voglia dire inflazione unica è dimostrato dal fatto che in Italia, dopo 150 anni di lire, non si era ancora avuta una convergenza dei prezzi, come sa chiunque viva al Centro-Nord e sia andato in vacanza al Sud (o viceversa). Le differenze tra Nord e Sud Italia non sono mai state colmate dalla sola politica monetaria.

Stampare Euro non può azzerare gli squilibri tra gli stati europei come stampare lire non ha colmato il divario tra Nord e Sud Italia!


E’ però vero che una BCE che acquistasse il debito pubblico dei paesi membri ogni volta che ci sono problemi, potrebbe portare a un tasso di inflazione più elevato nell’Eurozona, e quindi ad appianare queste divergenze. L’inflazione ha infatti effetti redistributivi dai creditori ai debitori, come già detto, erodendo il valore reale del debito. Quindi il creditore ha corrisposto moneta non inflazionata (che compra un certo ammontare di beni) e si vede restituire una moneta inflazionata (perché compra un minore ammontare di beni, visto che i prezzi sono cresciuti).

Ma poiché i tedeschi sono contrari all’inflazione perché sono creditori del resto d’Europa (La storiella della paura di finire come Weimar è una favola da raccontare a chi di economia non capisce un tubo), e come ogni creditore preferiscono essere rimborsati in moneta non inflazionata, essi strozzano nella culla qualsiasi cambiamento politico che possa portare a un incremento generalizzato ed omogeneo dell’inflazione in Europa, semplicemente perché questo corrisponderebbe ad accollarsi le perdite delle quali parlavamo prima, in maniera indiretta.

Il QE senza accorgimenti che creerebbero inflazione generalizzata e che quindi eroda i debiti a discapito dei crediti (aiutando noi e fottendo i tedeschi) non serve a un c...o, se non ad alimentare bolle sui mercati della periferia dell’eurozona.



Conclusione
Nel breve periodo il QE aiuta, ma nel lungo no perché non c’è un piano politico ed economico che indirizzerebbe il denaro a colmare le differenze economiche fra gli stati europei.

Nel lungo, il divario tra inflazioni potrebbe risultare amplificato dalla presenza di una maggiore liquidità nel sistema, che se ne andrà probabilmente verso i paesi del Sud Europa (cosa che sta già accadendo, vedi borsa di Milano).

Eurolandia ha avvantaggiato alcuni paesi (in particolare la germania) a danno di altri, consentendo ai primi di lucrare grossissimi profitti a spese dei secondi. I paesi che hanno incamerato questi profitti come crediti nei riguardi degli altri paesi, non ci pensano minimamente a contribuire alla soluzione degli squilibri.

Se ci pensate bene anche ora che la Grecia è praticamente fallita ed i loro crediti sono diventati inesigibili, i paesi del Nord non vogliono accollarsi una parte delle perdite ma continuano a pretendere di spremerli come limoni fino a rientrare, riducendo una popolazione già nella miseria ad un futuro sempre più gramo.

Infatti l'austerità NON E' un piano politico ed economico, perchè distrugge l'economia del paese dove viene applicata (vedi sempre Grecia). Viene fatta perchè i creditori non vogliono rinunciare ai loro crediti, NON per risolvere i problemi dell'Eurozona.


Il QE può essere una soluzione nel lungo termine per i problemi dell’Eurozona perché aumenterebbe l’inflazione, ma se le cose rimangono così ha l’unico scopo di rinviare l’inevitabile epilogo della vicenda (uscita dall’euro e svalutazione o totale distruzione delle economie dei paesi del Sud europa), permettendo ai paesi forti di fare ancora per un po’ i propri interessi, e indebolendo ancora un po’ i paesi meno forti, che quindi saranno tanto più massacrati quando i nodi verranno al pettine.

Ma un paese massacrato fa bene! Si svende tutto per un piatto di lenticchie (vedi solo nell'ultimo anno Terna, Snam e recentemente Enel).

Insomma i rialzi di Milano per me ed altri saranno cosa molto gradita ma a conti fatti, il QE non aiuta di certo l’Italiano medio...

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