Riporto parte di questo articolo qui, per commentare le opinioni di uno dei soliti politici molto preparati che governano questo sciagurato paese.
"Hanno tra i 30 e i 34 anni, sono donne e sono sempre di meno. Nate a metà degli anni Ottanta, quando la popolazione in Italia già iniziava a crollare, sarebbero oggi, per età, le nuove "potenziali madri".
Numericamente però assai inferiori delle loro genitrici, e, viste le circostanze di vita atipiche e precarie, assai in difficoltà (insieme ai potenziali padri) nel progetto di mettere al mondo dei figli. (...) le trentenni di oggi sono protagoniste di quella che gli esperti chiamano la prossima e vicina "trappola demografica". Nella quale, secondo una previsione del laboratorio di Statistica applicata dell'università Cattolica di Milano, l'Italia rischia di perdere una "potenziale madre" ogni cinque. E questo mentre i nati nel 2015 sono stati 478 mila, al di sotto dei 500 mila bambini l'anno considerati la soglia minima per sopravvivere al declino demografico (...)
Numericamente però assai inferiori delle loro genitrici, e, viste le circostanze di vita atipiche e precarie, assai in difficoltà (insieme ai potenziali padri) nel progetto di mettere al mondo dei figli. (...) le trentenni di oggi sono protagoniste di quella che gli esperti chiamano la prossima e vicina "trappola demografica". Nella quale, secondo una previsione del laboratorio di Statistica applicata dell'università Cattolica di Milano, l'Italia rischia di perdere una "potenziale madre" ogni cinque. E questo mentre i nati nel 2015 sono stati 478 mila, al di sotto dei 500 mila bambini l'anno considerati la soglia minima per sopravvivere al declino demografico (...)
Un quadro noto, eppure poco o nulla si è mosso. Lo sottolinea, con amarezza, Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, ex sindacalista con una conoscenza profonda dei nodi che bloccano la realizzazione della maternità (a due anni dalla nascita di un figlio una donna su quattro non è più occupata). E, per Fedeli, le parole chiave sono due: lavoro e padri. "Con il Jobs Act abbiamo provato a dare delle risposte, abbiamo ripristinato la legge contro le dimissioni in bianco. Ma è ancora troppo poco."
Cara Signora Fedeli, col Jobs Act avete reso il precariato ancora più precario, eliminando di fatto l'unico contratto che manteneva delle tutele ai lavoratori. In più, finiti gli incentivi fiscali, sono già iniziati i licenziamenti, come era ovvio. Dovreste abbassare le tasse e basta, per davvero, ma questo è un pensiero che neanche vi sfiora. Meglio dare la colpa agli uomini e continuare a spingere il binomio lavoro=realizzazione.
"Il cuore (del problema n.d.r.) è nel lavoro delle donne: se non si investe sull'occupazione femminile, e sulla possibilità delle potenziali madri di "dividere" il carico della famiglia, i bambini continueranno ad essere pochissimi".
Il cuore non è il lavoro, quello è il problema. Il cuore sono i soldi, sostanziosi aiuti che per madri e padri di questo paese non esistono, ma per le banche tedesche e francesi si (60 miliardi attraverso il MES le ricordo). Inoltre avete convinto le donne che per essere realizzate e felici devono lavorare prima di tutto, e poi pensare al resto. Adesso ne raccogliamo i frutti.
"Per diventare genitrici, chiarisce Fedeli, le ragazze vogliono essere prima di tutto autonome. "Ma la gravidanza è ancora vissuta dalle aziende come un costo insostenibile e, quindi, scoraggiata. Così per non restare disoccupate le ragazze rimandano".
Viene vissuta così perché E' un costo insostenibile, o quantomeno poco sostenibile in questo tipo di sistema economico. Scommette che se si iniziano a rimborsare per intero le aziende delle spese sostenute per i periodi di gravidanza delle loro impiegate, gli imprenditori cominceranno ad assumere anche più donne? Cacciate fuori i sordi, e vedrete che il problema si risolve da solo.
"E quando coraggiosamente un figlio lo mettono al mondo, e si trovano a dover conciliare la famiglia con la professione, vengono emarginate. "I ritmi del lavoro sono pensati al maschile: (e Aridaje con la colpa agli uomini! n.d.r.) più ore dai all'azienda, più vieni premiato. Ma questo, se hai un bambino, non puoi più farlo".
Incredibile la Sua conoscenza del problema, ha capito addirittura che se lavori 10/12 ore al giorno non hai tempo per gestire dei figli! Ma a Lei non si può nascondere nulla! Solo un appunto - il lavoro non è pensato "al maschile" ma secondo i canoni del capitalismo, dove se fatturi più degli altri sopravvivi, altrimenti perisci, e dove più lavori e più fai carriera. Quest'ultima è il rovescio della medaglia della famosa meritocrazia della quale vi riempite la bocca ogni volta - cosa c'è, ora non vi piace più? Oppure avete capito che quando il merito diventa competizione necessaria alla sopravvivenza allora è controproducente? La gravidanza per l'azienda (e per lo Stato) è come una malattia, e quindi se potenzialmente puoi stare male per anni e devi essere un costo nessuno è così pazzo da assumerti, uomo o donna che tu sia. Ancora, come si suol dire, "è il capitalismo bellezza"!
"E qui entrano in gioco mariti e compagni, per i quali Fedeli ha presentato una proposta di legge di congedo di paternità obbligatorio di 15 giorni. "Le esperienze europee ci dimostrano che se si condivide, le donne fanno i figli. E allora è da qui che si può cominciare ".
Sarebbe bello che la famosa parità venisse applicata anche qui. In generale, posso affermare che di due settimane noi uomini non sappiamo che farcene. Ci servono 6 mesi almeno, 1 anno ancora meglio, per vedere un figlio crescere in uno dei momenti più delicati della sua vita, e del tempo anche dopo, per non mollarli (a pagamento) da qualche parte per tutto il giorno. Quindi grazie, ma noi uomini ci teniamo due giorni e la dignità, invece che accettare la Vostra elemosina.
"Ci sono però esperienze virtuose. Arianna Visentini fa parte di un team specializzato nella conciliazione tra maternità e lavoro. "Sono sempre di più le aziende che ci chiamano, di solito multinazionali. Ci occupiamo di gestire sia l'assenza della lavoratrice-madre sia il suo rientro. Durante la gravidanza l'aiutiamo a restare in contatto con l'azienda, al suo ritorno la sosteniamo nell'ottica dello smart-working, lavoro da casa e flessibilità. Abbiamo visto che nelle aziende che applicano queste buone pratiche crescono le maternità". Dimostrazione dunque che la conciliazione è una realtà possibile."
Mi pare di aver capito che la mala gestione politica di questo fenomeno abbia creato un business delle agenzie per la "gestione delle lavoratrici gravide". Ottimo! Farà bene al PIL! Anche se definire il comportamento di una multinazionale virtuoso potrebbe apparire offensivo agli occhi di qualcuno... Certo che col conto alle Cayman, la sede in Lussemburgo e overhead stratosferici te le puoi permettere le gravidanze. Ma le famose "piccoleemedieimpresechesonoiltessutoeconomicosocialedelpaeseblablabla"? Direi di no...
Ora che ho letto le Sue incredibili proposte e colto nel profondo la Sua preparazione sull'argomento mi sento molto più sereno, il futuro è roseo per le nuove generazioni.
Grazie
Saluti
Ivano
Mi sento male....: "L'idea sempre più radicata nelle coppie è che al figlio si debba dare tutto. Altrimenti è meglio non farlo nascere." ...e dove sarebbe l'errore? Casomai dobbiamo specificare che va dato tutto il tempo possibile e non tutto ciò che vuole in frivolezze materiali! Ma se x mantenere una famiglia di 4 individui almeno 2 devono lavorare 10 ore al giorno(e aggiungicene 1 di pausa pranzo e 1 di viaggio fanno 12) che tempo possiamo dedicare ai bimbi?
RispondiElimina"a due anni dalla nascita di un figlio una donna su quattro non è più occupata" ... E per fortuna che se lo possono permettere! Non datemi del maschilista: Io sono padre e starei volentieri a casa ad accudire mio figlio, ma con lo stipendio che guadagnava mia moglie saremmo finiti sotto ad un ponte in tempo zero, con il mio fortunatamente no. Ma questo una "vicepresidente del Senato, ex sindacalista con una conoscenza profonda dei nodi che bloccano la realizzazione della maternità" non lo può sapere, glielo deve spiegare un cog...ne come me.
Ciau
Carissimo Ivano,
RispondiEliminahai scritto direttamente a Valeria Fedeli?
E' utilissimo che tu scriva questi articoli nel tuo blog,
così sono a disposizione di tutti gli internauti,
ma sarebbe ancora meglio se scrivessi anche alla diretta interessata.
Dopotutto questi sono pagati da noi, praticamente sono nostri dipendenti.
Se io lavorassi cosí, la ditta mi avrebbe già dato un bel calcio nel cül!
Ho 39 anni, una bambina di 1 anno ed ho ripreso il lavoro al compimento dell'anno di etá di mia figlia. Lavoro 5 ore x 5 giorni alla settimana invece di 8 x 5, e ora rendo molto più di prima perché sono felice di riuscire a conciliare lavoro e famiglia!
Durante la maternità ho seguito un lavoro per la ditta da casa ed è andato alla grande!
Quelli che governano ovviamente hanno la responsabilità maggiore, ma anche le aziende devono essere piú coraggiose.
Quella dove lavoro io mi ha lasciato spazio e fiducia e va tutto alla grande.
Mi fa piacere che tu abbia trovato una simile sistemazione e ti senta bene!
EliminaNon credo che abbia senso scrivere a queste persone. Loro sono dentro il loop lavoro=realizzazione --> consumo --> aiuto l'economia! Non sono avanti come noi, che preferiamo un giusto compromesso tra reddito, lavoro e libertà. Non ho dubbi che in 5 ore tu renda di più: anche a livello scientifico ci sono sempre più studi che dimostrano che le prime 3-4 ore di lavoro sono molto più efficienti delle altre che seguono, e che dopo 9-10 ore il cervello va in pappa e fai più disastri che altro!
Ciao