L'Italia rischia di nuovo la deflazione ma tranquilli, è in buona compagnia. C'è tutto il mondo occidentale con lei! Forse non ve ne siete accorti ma l'inflazione in USA sta calando di brutto...
La conseguenza della crisi del 2007/8 fu che le banche, le imprese ed i privati iniziarono a rifiutare di indebitarsi ulteriormente per investire o consumare. Non credo che sia un caso che il downshifting sia cresciuto come movimento massicciamente dopo la crisi. E' stato quindi dovuto ad un cambio sociale e di mentalità, ma secondo me innescato da tematiche economiche (come sempre accade).
La Deflazione
La deflazione è una caduta del livello dei prezzi, misurata con il tasso di inflazione, generalmente accompagnata da riduzione o stagnazione della produzione e del reddito. Se guardiamo alla Grande Depressione o alla crisi giapponese ci accorgeremo che entrambe sono state conseguenza di una deflazione creata dall'alto debito contratto da privati ed imprese.
Tutte le deflazioni si originano dallo scoppio di una bolla finanziaria causata da troppo debito privato (e non pubblico!). I debiti pubblici si alzano per riparare le perdite delle banche dovute al debito privato (vi ricorda niente?) o come nel nostro caso perché qualcuno pensa bene di ridurre la domanda interna ed i salari con l'austerity per recuperare competitività (Monti docet, insieme all'unione europea ed all'euro). Insomma si impoverisce un intero paese per far quadrare i conti, visto che l'aggiustamento del cambio non è possibile. Così vi ho anche spiegato perché le politiche montiane del 2011 stanno facendo saltare le banche oggi nel 2017. Tutti i vari MPS, banche venete, etruria e via discorrendo, sono il risultato dell'austerity ed ovviamente (non facciamo sconti a nessuno) di una gestione diciamo "giocosa" da parte dei loro dirigenti. Ma dovrebbe essere ovvio e logico che se spremo le aziende già in difficoltà e le costringo a chiudere, quelle non possono rimborsare i prestiti e si generano i famosi NPL.
I passaggi per arrivare alla deflazione sono i seguenti:
- (S)vendita dei beni acquistati a debito, perché non si riesce più a pagare quel debito. Il problema è che tutti vendono, quindi il prezzo dei beni scende. Le banche vedono crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni (le banche italiane ad esempio sono piene di immobili messi a bilancio ad un prezzo irrealistico proprio per non peggiorare la situazione).
- I "polli" debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo i loro beni. Si perché durante le bolle le persone prendono prestiti in banca per investire in borsa, magari in azioni... Guardate "il capitale umano" per avere un'idea.
- Questo provoca un crollo generalizzato del livello dei prezzi e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali (i prezzi scendono, ma il mio debito mica si cancella...) Il crollo dei prezzi dei beni o delle azioni danneggia la garanzia dei debiti (ciò che garantiva il debito vale di meno e può non essere più sufficiente). Si diventa tutti potenzialmente più poveri e quindi si tira la cinghia, consumando meno.
- Se i patrimoni e le garanzie valgono meno e la gente non consuma che succede? Che le aziende falliscono o se sono fortunate vedono solo crollare i loro profitti. I privati e le persone normali, soprattutto i più deboli, finiscono ad elemosinare per strada ed a dormire in auto. Qualcuno si spara o si impicca, così, en passant.
- Nessuno investe più perché non può indebitarsi, i salari scendono o non vengono pagati, la gente perde il lavoro e si consuma ancora meno.
- La fiducia nel sistema muore, e tutti diventano formiche. Non si spende e si accumula il più possibile, con la conseguente diminuzione della velocità di circolazione (V) della moneta, che fa diminuire ancora i prezzi secondo la famosa formula P*Q = M*V.
- Per finire, il tasso di interesse nominale scende e quello reale aumenta, visto che l'inflazione è negativa (siamo in deflazione ricordate?)
Un film già visto... o ancora no?
Il (quasi) trentennio (quasi) deflattivo del giappone
La BCE e la FED, e prima di loro il Giappone, hanno tentato di far ripartire l'economia abbassando i tassi di interesse immettendo liquidità, il famoso QE. L'idea è che se il denaro costa meno sei più invogliato a fartelo prestare.
Peccato che la storia, soprattutto quella del Giappone, ci dice che ciò ha effetti deleteri e non positivi quando portato all'estremo. Infatti come detto al punto 6, anche se il denaro è conveniente, nessuno si fida a prenderlo a prestito, e le banche vogliono mille garanzie per prestarlo.
Infatti se le banche centrali da un lato cercano di ricostruire un ambiente favorevole alla concessione del credito fornendo liquidità alle banche, dall'altro introducono nuove regole per il rafforzamento dei requisiti patrimoniali delle banche stesse, che frenano l’erogazione dei prestiti (Basilea I, Basilea II "la vendetta", Basilea III "il ritorno", etc.)
In Giappone il Quantitative Easing non ha risolto nulla, anzi le banche hanno prestato di meno. Ecco perché la BCE non ha ottenuto nulla sparando col suo "bazooka", se non dare più soldi agli speculatori di tutta europa. Loro si che avendo santi in paradiso si sono indebitati ed hanno speculato ancora di più!
Il settore privato (e bancario) invece è ossessionato dalla paura di non avere basi patrimoniali solide, ed infatti proprio le banche depositano presso la BCE una "fracca" di denaro, (e quindi non è vero che lo prestano alle imprese) la quale prova a scoraggiarne il deposito con la decisione di applicare tassi negativi.
A complicare tutta la faccenda nel nostro caso ci si mette l'euro, l'Attila delle valute: al Sud dove passa lui si diventa Grecia. Infatti da noi i tassi sono sempre più alti che in Germania (il famoso spread), un effetto dovuto alla moneta unica, che non funziona perché l'europa non è un'area valutaria ottimale (in parole povere ognuno si fa i beati cazzi suoi, vedi migranti, TTIP, tassazione, incentivi, etc.)
Cosa succederà in Italia?
Le possibilità sono quattro
- La crisi si risolve con una crescita futura del debito inferiore a quella del Pil, attraverso un calo del debito in termini nominali.
- Un aumento nominale della crescita attraverso la creazione di inflazione riduce il rapporto debito/crescita economica.
- La contrazione del debito avviene ad opera di fallimenti generalizzati pubblici e privati.
- L’economia cresce così tanto da far diminuire il rapporto debito/PIL.
Scartata l'opzione 4 (l'Italia non cresce a ritmi sostenuti dagli anni 60') e la 2 (l'inflazione langue e stiamo tornando in deflazione, e non abbiamo una moneta da svalutare), rimane l'ottimistica 1 (dovremmo riuscire a tagliare la spesa senza avere conseguenze sui consumi oppure a portare il rischio paese al pari di quello tedesco...daje a ride!) e la più probabile 3, se si vede l'ormai continua emorragia di giovani che abbandonano il paese e i continui fallimenti aziendali accompagnati da abbassamento salariale (aiutato dalle tante "risorse" che vengono accompagnate in Italia). Insomma un bel default, che secondo me avverrà entro massimo 5 anni se nulla cambia (massimo perché saranno già dolori quando Draghi uscirà di scena, nel 2019). Prima del default verrà la Troika a rendere anche noi come la Grecia,
"uno dei più grandi successi dell'euro" - Mario Monti
Conclusioni
Una politica di continui stimoli fiscali e spesa pubblica a deficit invece, permetterebbe di mantenere la crescita del PIL sempre sopra lo zero e la disoccupazione bassa, pur in presenza di un debito pubblico in aumento. E' quello che ha fatto la Spagna. Il suo "miracolo" ha triplicato il debito pubblico portandolo dal 30% debito/PIL al 100%. Capito da dove vengono i miracoli?
Questo è ciò che accadde anche durante la Grande Depressione. Grazie al New Deal di Roosevelt. Dal 1933 al 1936 il PIL americano salì, ma poi la Federal Reserve pensò che la liquidità avrebbe creato iperinflazione (la FED non ne azzecca una aggiungerei...) e quindi si tornò al vecchio: aumento delle tasse e riduzione della spesa, con conseguente crollo del PIL e guerra per risolvere il problema. La storia si ripete oggi nel meraviglioso regno dell'euro, dove c'è solo austerità e spendingreviù!
Riassumendo, l'Europa è un’area valutaria non ottimale con parametri fatti a cazzo tipo il 3% deficit/pil, o leggi sempre fatte a cazzo tipo il fiscal compact, che in particolare va contro le leggi stesse del capitalismo, che è un sistema dove se non ti indebiti non puoi arricchirti.
“Il solo modo per affrontare le pressioni deflattive è che il governo prenda in prestito e spenda i risparmi del settore privato” - Richard Koo
Il resto vale quanto le primarie del PD...
In questi ultimi tempi ti vedo in forma nonostante l'infortunio :). Articoli molto interessanti, 11 settembre e vaccini come anche la serie "investire per il futuro", di cui sto aspettando la terza parte, e gli otto picchi. Questa tipologia di allenamento non la conoscevo, ho in programma di cominciare a provarla con la corsa da agosto, ti farò sapere i risultati.
RispondiEliminaPossiamo aggiungere a "cosa succederà all'Italia" anche la deriva ormai totale della "sinistra" verso un regime totalitario, una sinistra che sta portando avanti politiche da vecchia estrema destra con un'ipocrisia che definerei tragicomica (soprattutto tragica per noi). Unica fievole speranza che venga spazzata via alla prossime elezioni e che i sostituti siano in grado ALMENO di non farci finire in macerie, cosa che succederà sicuramente andando avanti di questo passo.
Non voglio essere catastrofista perché tutto sommato credo che ci siano ancora margini per l'Italia come nazione e come popolo, ma essendo abbastanza pragmatico (e avendo un figlio al quale vorrei lasciare un futuro e non un passato) cerco sempre un "piano B". Ho contatti in Svizzera, in Australia, e qualcosa potrei anche in Giappone e in Brasile. Sto facendo qualche ricerca. Hai mai avuto modo di interessarti a questi paesi? Se si, cosa ne pensi?
In passato ho lavorato in Svizzera, Germania, Irlanda Spagna e Grecia per periodi lunghi, e viaggiato in tutti gli altri che hai menzionato (tranne l'Australia).
EliminaTi do la mia visione personale.
Per me, il luogo in cui vivere non può essere ridotto solo alla sostenibilità finanziaria, ma il clima, il cibo, la sanità (meglio se pubblica) ed il peso del fisco giocano un ruolo fondamentale. Poiché mi sto abituando sempre di più a vivere con pochissimo, posso andare un po' ovunque se le caratteristiche di cui sopra sono presenti.
L'Italia ha un fisco oppressivo ed una sanità con personale fantastico ma allo sbando causa tagli e burocrazia. In più si lavoro per pagare le tasse ed il costo della vita è altissimo. Rimangono cibo e clima (se stai al centro-sud), di cui non c'è molto da lamentarsi.
In Svizzera ed in tutti i paesi del nord europa non vado: ci ho già vissuto e il clima non fa per me. Ma la Svizzera se trovi un lavoro, ti piace la vita tranquilla e sei uno estremamente preciso è forse il miglior luogo dove andare (ti consiglio la Svizzera francese).
In Europa, trovo ottimi posti, ancorché a rischio, Spagna e Portogallo. Costo vita basso e stipendi molto più in linea con i prezzi.
In Giappone ti serve un alto reddito ed è come andare a vivere su Marte - un altro mondo.
In Australia ti serve un alto reddito ed è come la Luna - più vicina di Marte ma con le sue peculiarità - devono piacerti.
Brasile e tutto il sud america ma anche altri posti in Asia hanno redditi pro-capite bassi. Per vivere bene devi guadagnare abbastanza per distanziarti dalle classi sociali più basse.
Io resto in Europa finché si può, perché amo l'Europa, e per i miei gusti non c'è continente migliore.
Il giorno in cui i tedeschi faranno la polizia e l'esercito europeo, cambierò continente. Si salvano per tempo dagli olocausti infatti solo quelli che li anticipano...
Preciso che il mio piano A+++ è rimanere in Italia, possibilmente in alta Toscana dove vivo e mi trovo benissimo (a parte i problemi italiani odierni di cui sappiamo bene).
EliminaHo vissuto in Spagna e Inghilterra per lunghi periodi, in Brasile per un piccolo periodo.
In Spagna mi sono trovato bene, stavo in Andalucia e la vita e la gente sono molto simili a qui.
In Inghilterra ero al nord, con il clima non avevo problemi particolari, a parte le lunghissime notti invernali. Lo stile di vita è un po' diverso, preferisco quello del sud.
In Svizzera mai vissuto ma ho parenti. Non mi piace molto ma è il posto più vicino a famiglia e amici.
In Brasile (vicino S. Paulo) le persone sono gradevoli e si vive anche bene, ma le enormi disparità sociali che trovai mi faceva star male, non ci ero abituato.
Australia ho parenti, mai stato. Sarebbe a sorpresa.
Col Giappone ho lavorato e lavoro tutt'ora e li conosco molto bene, hai ragione è un altro mondo per davvero, forse uno dei più lontani dal nostro, seppur la "globalizzazione" li abbia occidentalizzati, ma solo all'apparenza, per ora.
La penso come te sul lasciare l'Europa - per me le due linee sulle quali traccerò le mie decisioni saranno le prossime elezioni in Italia, ed esercito europeo.
Grazie per aver condiviso la tua visione
Ripensavo fra me a quello che hai scritto... clima, cibo, fisco, sanità, scuola... avendo viaggiato un po' e vissuto in altri paesi, mi rendo conto, sempre di più, che l'Italia era uno fra i paesi con la migliore qualità di vita per tutti, forse IL migliore, a tutto tondo.
RispondiEliminaPotrebbe essere questa una delle ragioni principali dell'accanimento nei nostri confronti? C'è un senso di invidia sotto (o affiancato) a tutte le ragioni macroeconomiche/politiche? E' anche una componente del nostro autorazzismo?
Citando Castaneda: "I vili afferrano per le gambe chi è intento a volare.
Si sentono meglio se tutti strisciano, li umilia che qualcuno possa osservarli da un piano a loro inaccessibile."
Oppure è semplicemente nuda e cruda che qui c'è la "crana" vera e si ruba in casa dei ricchi? Allora mi sorge spontanea un'altra domanda, ma come può un popolo risollevarsi dopo due guerre mondiali e arrivare fra i primi paesi al mondo in quasi tutti i settori, per farsi poi depredare in questo modo? Chi sono i veri responsabili? Che cosa abbiamo sbagliato?
Scusate il flusso di pensieri :)
Centrato in pieno Federico!
EliminaSecondo me l'Italia è (era) davvero il Belpaese: in pochi km quadrati c'è di tutto. Gente simpatica e amabile, medici preparatissimi, cibo incredibile e clima fantastico e vario. Stile di vita tutto sommato rilassato.
Sono originario di Roma, e ritengo che sia la città più bella del mondo, e non sono di parte, ma la ritengo una considerazione molto obiettiva.
Ho iniziato a pensare negli ultimi anni che l'Italia fosse così bella, che per viverci qualcuno avesse deciso che bisognava pagare un prezzo molto alto. Quindi in tempo di globalizzazione e liberismo, visto che solo chi ha tanti soldi può permettersi le cose più belle, la "liberalizzazione" dell'Italia ha portato a quello che vediamo oggi.
L'Italia ha (aveva) tutte le carte in regola per essere uno dei posti migliori al mondo dove vivere. Basta viaggiare un poco per rendersene conto. I "trenta gloriosi" ci hanno trasformato in un paese moderno, regalando al Belpaese ciò che ancora mancava (istruzione sanità e servizi in primis). Siamo (eravamo) un bel bocconcino, un paese economicamente forte ma politicamente troppo giovane (leggasi debole e subalterno). Questa cosa non è passata inosservata, e dal ciclone tangentopoli è uscita la nuova classe politica che ha dato il via alla Campagna d'Italia, ovvero la più grande svendita del nostro patrimonio industriale. Il tutto condito da copiose cessioni di sovranità che qui conosciamo bene. Oggi le guerre si fanno anche così. Un tempo ci voleva l'esercito, oggi può bastare il vincolo esterno.
RispondiEliminaTornando al discorso iniziale, del grande potenziale dell'Italia se ne sono accorti quasi tutti, tranne forse gli italiani stessi. Questa è la mia impressione. E la responsabilità di questo va imputata a vario titolo alle nostre élite intellettuali, dal razzismo e dal disprezzo che nutrono verso i loro connazionali.
Non scorderò mai la standing ovation riservata a Travaglio quando, ospite da Santoro, se ne uscì con un laconico "L'Italia è un paese di merda!".
Messi così ma dove vogliamo andare?
Un saluto
Andrea
Grazie Andrea,
EliminaE' bello aver aperto un blog di borsa e vedere che chi partecipa ha capito che la cultura economica non è solo il mero acquisto di prodotti finanziari, ma anche la profonda comprensione dei fenomeni che condizionano la nostra vita e quella del paese.
Niente da aggiungere, anche io ricordo Travaglio e lo sgomento che ebbi alla reazione del pubblico.
Messi così finiremo male. Nel 2018 magari focalizzeremo i post su argomenti che ci aiutino a capire che vie di fuga abbiamo.