"Emak dichiara vendite in europa per il 59% sul totale; per quasi 2/3 è questo il suo bacino di mercato; si trova davanti un competitor come la svedese Husqvarna, grande 20 volte tanto. Mi è capitato di trovare suoi prodotti presso i rivenditori dove mi rivolgo per le attrezzature da giardino.
Dal 2005 al 2023 Husqvarna ha visto crescere i ricavi del 146%, nello stesso periodo quelli di Emak aumentavano del 309%; è vero che cresce a passo doppio ma parte da molto indietro. Sulla dimensione e sulla forza del brand, la ditta svedese è avanti. Se non subentra un particolare vantaggio competitivo sulla tipologia/qualità dei prodotti offerti, ci vorrà almeno un secolo prima che Emak la superi. Per recuperare in tempi ragionevoli, buona parte degli utili dovrebbe rimanere in azienda per finanziare una maggiore crescita; vedo che l'EPS viene distribuito per 4/5 in dividendi, con gran soddisfazione della famiglia dei fondatori, proprietaria per il 65% circa di Emak. In queste condizioni può interessare ad un paziente cassettista. Nell'occasione, vorrei chiedere una vostra impressione su Amplifon e Moncler; da tempo osservo il tipo di business, il management, l'andamento dei ricavi; credo che siano tra le poche realtà italiane a potersela giocare, in una posizione non marginale, anche a livello internazionale."
Partiamo da qui: Nello stesso periodo, EMAK sale del 300% ed il principale attore sul mercato del 150%. Ma il competitor è più grande quindi EMAK non ce la farà mai a raggiungere certi fatturati.
Prima considerazione: quando lavoravo in Germania, un nostro competitor aveva l'1% del mercato, e noi il 23%. Nessuno se lo filo per questo motivo, e dopo cinque anni avevamo entrambi il 15%....
Seconda considerazione: ma a noi interessa che EMAK raggiunga Husqvarna, o che cresca di più? Io direi la seconda, visto che se la crescita dell'utile è correlata al prezzo dell'azione, 3 volte è meglio di 1 e mezzo. Altro esempio. Il prezzo di B&C Speakers, che si occupa di alta fedeltà, è passato dai 2€ del post crisi 2008 ai 16€ attuali, con un dividendo del 4,4% lordo. Non credo che al tempo, chi decidesse di investire in questa start-up, si aspettava di superare la SONY nella vendita di altoparlanti.
Terza considerazione: il mercato non la considera (EMAK), il payout è alto, quindi va bene per un cassettista. Sono tutti punti validi, e tutti problemi. Ma investire in base al fair-value azionario significa anche investire nel momentum di una azione? Avere entrambe sarebbe auspicabile, ma almeno nella mia visione, la risposta è no. EMAK è, al momento, sottovalutata. Il resto per me non conta, perché so che prima o poi il mercato se ne accorgerà. Nel frattempo l'azionista di maggioranza è interessato ad un lauto dividendo ed in fondo, pure io.
Passiamo ora ad altro. Amplifon e Moncler, ma anche Ferrari o Tesla o Nvidia. Tutte aziende con alti P/E perché da esse si attendono alte crescite dei ricavi e dei flussi di cassa.
Amplifon ha toccato i 48€ ad azione, poi, alla prima trimestrale sbagliata, è crollata ed ora sta a 24€
Vedete, per me, comprare una azione sulle prospettive di crescita, è un non senso. Se ci si azzecca, si fanno un sacco di soldi, ma è molto difficile. Nessuno ha la palla di vetro. Ecco perché io non uso come metodi di valutazione quelli basati sui flussi di cassa, che usano il 90% degli analisti, ma più di un metodo, e che consideri una crescita zero o addirittura negativa. Amplifon per me valeva nel 2021 4€, ed oggi ne vale 6. Quindi era da comprare nel 2011 al limite, ma oggi no, almeno che non arrivi a 6€.
Che dite? Non ci può arrivare? META, una delle fantastiche 7, è arrivata a 90$ a fine 2022, con un fair-value (il mio) di 116$, scendendo da 300$ con gli analisti che la quotavano a 500$. In META c'erano a quel tempo una probabile ripresa del momentum e una importante sottovalutazione, un binomio raro e molto redditizio.
Ultimamente poi, da quando lavoro meno, è subentrata per me una terza condizione: alti dividendi, ma da subito, non in prospettiva. Non mi interessa dunque una azienda con P/E alto, prospettive di crescita ed un dividendo al 1-2%.
Ultimo aspetto, le tasse. Un dividendo in USA o Olanda viene tassato due volte. Quindi ci vuole una azienda che risieda in un paese che non abbia tasse all'origine, oppure una azienda italiana. Normalmente, quando compro una azienda sottovalutata in USA, la voglio o 1) con un dividendo molto alto, che prenda in considerazione quel 15% in più che andranno a togliermi, oppure che 2) NON dia proprio dividendi, ma sottovalutata e con alte prospettive di crescita.
Vediamo il primo tipo. Quale azienda tempo fa era 1) sottovalutata 2) sganciava un alto dividendo (sostenibile), aveva un po' di momentum (più che altro era in fase di accumulazione) e zero trattenute all'origine?
La British American Tobacco. Sempre in base alle mie analisi, alle mie considerazioni, che non devono essere giuste per forza.
Ed il secondo tipo? Nessun dividendo, sottovalutazione, accumulazione e forti prospettive di crescita? Qualche mese fa la Warner Bros.
Ringrazio Moris perché mi ha dato lo spunto giusto per spiegare le dinamiche dietro le mie scelte "aziendali". Le stesse dinamiche che volevo mettere nel sistema sullo STAR.
Buone Feste dunque, e fatemi sapere che ne pensate delle mie elucubrazioni finanziarie.
Saluti
Ivano
Ciao Ivano, ho letto con molto interesse, questo tipo di confronto arricchisce la nostra cultura e consapevolezza finanziaria. Sarà l'età ma quando vedo aziende ben impostate con un potenziale, dal mio punto di vista, ancora non espresso....questo fatto mi solletica la fantasia. Su EMAK, mentre il mercato sonnecchia intorno al fairvalue, date un'occhiata a questo fantaprogetto: trattenere una parte degli utili per finanziare un'innovazione di prodotto; per esempio, alle macchine per il taglio-siepe o taglio-prato viene abbinato un drone che andrà a fotografare in 3D l'area di lavoro; questi dati vengono riversati su pc ed elaborati da una sorta di software autocad, con la possibilità per l'utente di intervenire e impostare alcuni parametri come orario di lavoro, periodicità, profondità di taglio ecc. ecc. Per i lavori più semplici, la macchina dovrebbe essere in grado, sotto guida software, di operare in autonomia. Oppure, per gli interventi più professionali, un giardiniere da remoto dovrebbe poter gestire la macchina via web, tramite joystick. Inoltre, fotografando il giardino, tramite software AI si potrebbero elaborare proposte di modifica dell'esistente, virtualmente esplorabili, prima di scegliere l'opzione desiderata. Se tutto ciò è già disponibile, ho riscoperto l'acqua calda. Diversamente, se la novità piace, e il fatturato decolla, l'azienda guadagna quote di mercato al galoppo anzichè al piccolo trotto. Prima che i competitors scopiazzino e rincorrano si è costruito un vantaggio competitivo. Almeno la fantasia è gratis. BUONE FESTE a ognuno. Un caro saluto vi raggiunga, Moris.
RispondiEliminaCi sono diversi progetti in giro. Prevalentemente droni per combattere insetti, infestanti, per raccogliere la frutta. Da persona che cura un terreno sono sicuro che la tecnologia in questo settore sarà importante, perché in termini di fatica fa una enorme differenza!
EliminaAi fini di una maggiore diversificazione ho sempre desiderato costruirmi un portafoglio di azioni value, ma non ci sono mai riuscito e ho dovuto ben presto rinunciare. Un conto è trovare ogni tanto una o due opportunità palesemente sottovalutate tra le principali blue chips, un altro è creare qualcosa di sistematico e che duri nel tempo. I problemi che ho incontrato e non sono stato capace di risolvere sono stati i seguenti:
Elimina1) difficoltà nel calcolo del fair value: se cerco le 10 azioni dello S&P 500 con il più alto momentum a 6 mesi il gioco è presto fatto, mi ci vogliono meno di 5 minuti. Ma se invece cerco le 10 azioni dello stesso indice più sottoquotate rispetto al loro valore intrinseco le cose si complicano terribilmente. Innanzitutto il calcolo del fair value non è prorpio una cosa alla portata di tutti. Ci sono diverse metodologie di calcolo che portano a risultati anche estremamente diversi tra loro. Quale metodo usare? In linea generale più il metodo è basato su supposizioni (come il discount cash flow) e più è probabile trovare un valore sballato se queste non vengono rispettate. Concordo con Ivano che altri metodi che non considerano la crescita futura dell'azienda diano valori più conservativi e, forse, maggiormente attendibili. E' possibile anche ponderare tra loro i risultati di più di un metodo di calcolo, ma il lavoro si complica oltremodo e richiede un sacco di tempo. Tornando all'esempio di prima, se domani vogliamo investire nelle 10 azioni dello S&P 500 col miglior momentum a 6 mesi, tutti compreremo le stesse azioni, ma se 10 analisti cercano invece le 10 azioni più sottoquotate, molto probabilmente troveremo 10 portafogli diversi;
2) universo di azioni da considerare: questo punto è strettamente collegato al precedente; poichè trovare il fair value di un indice con 500 azioni o più è un lavoro mastodontico, si cerca allora di ridurre l'universo concentrandosi su indici più piccoli di 30, 50 o 100 azioni al massimo per semplificarsi il lavoro. Così facendo si perdono però un sacco di buone opportunità. A mio parere è necessario aiutarsi con uno screener (quasi sempre a pagamento però) di cui ci si fidi ciecamente, che selezioni diciamo il 10% di azioni sottoquotate, sulle quali poi concentrarsi per ulteriori analisi;
3) trappole di valore: con questa terminologia si intendono titoli certamente sottoquotati, ma per un valido motivo, che di solito riguarda scarse possibilità di crescita o profitti insostenibili. Questi titoli andrebbero evitati perchè tendono a rimanere costantemente sottovalutati e a non raggiungere mai il loro valore intrinseco. Diventa quindi necessario concentrarsi solo su aziende sì sottovalutate ma anche di buona, o per lo meno discreta qualità. Forse sarebbe opportuno concentrarsi anche sullo storico delle quotazioni, nel senso di scegliere aziende che storicamente sono state sopravvalutate ma che sono state punite dal mercato per un qualche motivo e che ora hanno subito una rapida correzione e vengono scambiate al di sotto del loro valore intrinseco, ma che abbiano comunque il potenziale per poter passare da una sottovalutazione al raggiungimento del loro valore intrinseco. Tutto ciò è un'ulteriore difficoltà nella selezione;
CONTINUA
CONTINUAZIONE
Elimina4) regole: ammesso di essere in grado di trovare il corretto fair value, poi come operare nella pratica? Quante azioni detenere in portafoglio? 10? 20? 30 o più? Acquistarle tutte lo stesso giorno o aspettare che si verifichino occasioni? Per quanto tempo tenerle in portafoglio? Un anno forse è poco, meglio 3 anni o meglio di più? Acquistarle equipesate o sulla base di qualche altra considerazione? Concentrarsi solo su aziende sottoquotate di un congruo margine rispetto al fair value (diciamo il 40% sotto) oppure no? Un investitore value è sostanzialmente un investitore contrarian. E acquistare azioni che sono scese o stanno scendendo molto è come cercare di acchiappare un coltello che cade, ci si potrebbe fare molto male. Meglio aspettare che tocchi il pavimento prima di prenderlo. Un'azione che è sotto del 40% rispetto al suo fair value non è detto che crescerà di quotazione solo per questo motivo, prima potrebbe scendere fino al 70%. Forse è meglio aspettare che l'azione smetta perlomeno di scendere prima di acquistarla? E quando vendere? Quando l'azione ha raggiunto il suo fair value? Quando lo ha superato di una certa soglia, esempio il 20%? E se sta continuando a crescere anche dopo meglio venderla o tenerla? E se la vendo in guadagno, cosa fare con quei soldi? Apettare ad esempio fine anno per effettuare nuovi acquisti e i dovuti ribilanciamenti o riacquistare qualcosa d'altro subito perdendo però l'equipeso? Tanti problemi da risolvere che portano direttamente ad altre due questioni importanti;
5) impossibilità di fare backtest: senza regole niente backtest e senza backtest impossibilità di vedere se la strategia ha funzionato o meno in passato. O meglio si dovrebbero fissare alcune regole di prova diverse creando diversi portafogli di test, backtestarli tutti in demo diciamo per almeno 5 anni e alla fine scegliere il migliore. Altro lavoro mastodontico;
6) inefficienza nell'uso del capitale: fatto 100 il capitale da utilizzare per questa strategia e deciso per esempio di acquistare a fine anno 20 azioni equipesate di un certo indice che risultano sottoquotate di almeno il 40% rispetto al loro valore intrinseco, se ne troviamo solo 10 che rispettano i parametri con l'altro 50% del capitale disponibile che cosa ne facciamo? Lo teniamo in contanti? O in qualcos'altro maggiormente redditizio?
7) sottoperformance: nonostante negli ultimi 100 anni questo sistema di investimento sia stato il più redditizio in assoluto, dal 2009 ad oggi, probabilmente a causa dei bassi tassi di interesse, ha notevolmente sottoperformato l'indice di riferimento e ancor di più una strategia mirata all'acquisto di titoli growth. Cosa succederà in futuro non lo so. Ho visto un Tizio che vendeva portafogli su internet mettere in standby un portafoglio value perchè, a suo dire, la strategia stava perdendo soldi. Altri hanno associato allo stile value il momentum per farla funzionare. Certo sottoperformare per tanti anni di seguito non deve essere per niente piacevole;
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Elimina8) l'ultimo punto è quello che mi ha stupito di più. Di solito si trovano aziende value in settori maturi, con previsioni di crescita modeste ma con utili stabili e sostenibili e che per questo distribuiscono alti dividendi. Diciamo che questo stile di gestione ben si adatta al tipico investitore "cassettista" che non ha fretta e desidera investire tranquillamente. Infatti molti titoli considerati value possiamo trovarli sia in un ETF value che in un ETF concentrato sui dividendi. Mi sarei aspettato però che un ETF value avrebbe dovuto sovraperformare un ETF dividend che investe sullo stesso mercato. E invece no. L'ETF dividend non solo dà dividendi più elevati, ma rende anche di più e con minor volatilità su periodi di almeno 5 anni rispetto ad uno value. E questo vale sia per gli USA che per l'Europa o il mondo intero. Questo per me significa solo una cosa: o l'investitore value è veramente bravo a fare stock picking oppure è meglio concentrarsi molto più semplicemente su un ETF dividend che per forza di cose deve contenere in pancia azioni di qualità.
Un augurio di buon anno a tutti.
Grazie Ivano, post interessante. In definitiva il mercato premia chi sa aspettare, che siano azioni Emak o U.S. Treasuries.
RispondiEliminaUn Augurio di Buone Feste a tutti,
Max
Buon Natale a tutti . Daniele
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