lunedì 3 febbraio 2025

Superdollaro, o euro valuta di poveracci?


Se ci sarà break-out della resistenza cerchietto, ti saluto euretto! Ci rivediamo a 0,8.

Preparatevi a mettere la legna pure nel serbatoio della macchina...

43 commenti:

  1. In un post di qualche settimana fa, parlando del deficit commerciale monstre su cui Trump è intenzionato ad intervenire, Bagnai sostiene che i due elementi che possono contribuire a chiudere rapidamente il gap fra importazioni ed esportazioni, escludendo l'austerità per evidenti motivi, sono un riallineamento del cambio e l'imposizione di dazi. Voi ce lo vedete un euro che si apprezza del 10% sul dollaro nel 2025? Non è una domanda retorica ma uno spunto di discussione..

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    1. La vedo molto difficile. Primo perché l'industria europea è al collasso, quindi la moneta che rappresenta l'economia europea segue la stessa sorte. Secondo perché la Cina sta aiutando le quotazioni in dollari emettendo debito in dollari invece che in yuan. Terzo perché nei periodi di difficoltà tutti comprano dollari. Quarto perché se c'è una recessione tutti vorranno dollari per comprare treasury. Quinto perché se ti danno il 4,5% per tenere cash in dollari e l'SP500 ti da il 3% con previsioni di crescita sempre più ridotte e la vera inflazione è il 2%... chi te lo fa fare a tenere altre valute in portafoglio? I dazi sono deflattivi, quindi Bagnai sogna se pensa che aiuteranno le quotazioni dell'euro. Da quando è entrato in politica perde colpi pure lui. Poi dazi su cosa? Sul prosciutto? Tecnicamente, mi aspettavo un rimbalzo fino a 1,1 su EUR/USD, ma non c'è stato ed a questo punto non so se ci sarà.

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    2. Anche a me viste le congiunture sembra una mission impossible, ma penso anche che difficilmente Trump ci lascerà proseguire sulla strada di una svalutazione competitiva ad uso e consumo della tedeschia. Le due precedenti situazioni di squilibrio furono corrette una tramite apprezzamento dello yen (accordi del Plaza, primi '80) e l'altra dalla crisi finanziaria (subprime 2007). Ora come ora sono felicemente investito in usd e sto bene così, ma non bisogna distrarsi troppo.. da qui la mia riflessione

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    3. Assolutamente! Siamo sempre allerta. Certo che se si rompesse l'euro essere investiti in dollari sarebbe un bel colpo. Oltre ai treasuries, adesso anche qualche azione di qualità comincia ad essere abbordabile.

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  2. Quando parliamo di rapporti di cambio dollaro/altre monete, non dobbiamo mai dimenticarci che il dollaro statunitense è saldamente la principale valuta di riserva globale, cioè la valuta più utilizzata e accettata a livello mondiale per le transazioni commerciali internazionali e gli investimenti. Il dollaro statunitense detiene una quota del 40% dei pagamenti globali, il 61% delle riserve valutarie estere ufficiali ed è coinvolto in oltre l'88% delle transazioni forex. La valuta di riserva globale è considerata un patrimonio per l'economia di un paese, poiché rappresenta la fiducia e il rispetto a livello internazionale. Una valuta di riserva stabile è indispensabile per promuovere la stabilità economica e facilitare il commercio internazionale perchè aiuta a infondere fiducia nel sistema finanziario globale, semplifica le transazioni internazionali, aiuta a gestire la stabilità finanziaria, affronta gli squilibri globali e funge da copertura contro la volatilità valutaria. Gli Stati Uniti traggono diversi vantaggi significativi dal possedere la valuta di riserva globale. Ecco alcuni dei principali benefici:
    1) domanda costante: poiché il dollaro è la valuta di riserva mondiale, c'è una domanda costante per essa. Questo consente agli Stati Uniti di mantenere una crescita economica più stabile e di finanziare il debito pubblico con maggiore facilità;
    2) prestiti a costi Inferiori: gli Stati Uniti possono prendere in prestito a tassi di interesse più bassi rispetto ad altri paesi, poiché il dollaro è visto come un investimento sicuro e i creditori sono disposti a prestare a condizioni più favorevoli;
    3) influenza economica e politica: essere la principale potenza emittente di una valuta di riserva conferisce agli Stati Uniti un'influenza economica e politica significativa a livello globale. Possono imporre sanzioni economiche più efficacemente e avere un maggiore controllo sulle norme finanziarie internazionali;
    4) facilità nelle transazioni Internazionali: le transazioni commerciali e finanziarie internazionali sono spesso denominate in dollari, il che semplifica le operazioni per le aziende statunitensi e riduce il rischio di cambio.
    5) riserva di valuta: i paesi stranieri mantengono riserve di dollari per gestire la stabilità delle loro economie, offrendo agli Stati Uniti un ulteriore supporto in termini di domanda di dollari e di stabilità nella loro economia;
    6) meno volatilità valutaria: poiché il dollaro è ampiamente accettato e utilizzato, gli Stati Uniti beneficiano di una minore volatilità valutaria rispetto ai paesi la cui valuta non è di riserva;
    7) controllo della politica monetaria: gli Stati Uniti possono influenzare le condizioni economiche globali attraverso la propria politica monetaria, dato che le decisioni della Federal Reserve hanno ripercussioni internazionali;
    8) entrate dalle transazioni finanziarie: le istituzioni finanziarie statunitensi beneficiano dei costi di transazione più elevati associati al ruolo del dollaro come valuta di riserva, il che genera ulteriori entrate;
    9) quasi totale assenza del rischio di crisi della bilancia dei pagamenti.
    CONTINUA

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  3. CONTINUAZIONE
    Questi vantaggi conferiscono agli Stati Uniti una posizione privilegiata nell'economia globale, che contribuisce alla loro stabilità e prosperità economica.
    Ci sono anche alcuni oneri nel detenere la valuta di riserva globale per gli Stati Uniti:
    1) un dollaro che si apprezza troppo rispetto alle altre valute potrebbe diventare uno svantaggio per gli scambi commerciali degli Stati Uniti;
    2) essendo gli Stati Uniti l'unico emittente del dollaro è proprio sugli USA che grava l'onere di garantire la stabilità contro gli squilibri finanziari globali. Su quest'ultimo punto vorrei soffermarmi un attimo. In un mondo in cui i paesi hanno diversi livelli di sviluppo economico e surplus o deficit commerciali, una valuta di riserva stabile può fungere da meccanismo di bilanciamento. Ad esempio, i paesi con surplus commerciali spesso accumulano riserve sotto forma di valuta di riserva, contribuendo a stabilizzare le proprie valute e prevenendo un eccessivo apprezzamento. D’altro canto, i paesi con deficit commerciale possono utilizzare le riserve per stabilizzare le proprie valute e gestire il debito estero. Oggi gli Stati Uniti fanno sempre più fatica a soddisfare la crescente domanda globale di dollari. Per esempio la Cina sta affrontando un crollo deflazionistico massiccio, a causa della crisi immobiliare e, per mantenersi a galla, deve iniettare liquidità su larga scala. Ma per farlo, in un momento in cui Powell mantiene eccessivo il valore del dollaro, rischia di svalutare troppo lo yuan. Anche il Giappone è in pieno allentamento monetario e, con un dollaro così forte, lo yen potrebbe andare fuori controllo, cioè svalutarsi troppo. Senza liquidità globale in dollari prima o poi le pressioni deflazionistiche prendono piede minacciando la stabilità finanziaria e i cambi tra le principali valute. Ecco perchè un dollaro così forte è alla lunga insostenibile per il sistema globale. A mio avviso la Fed abbasserà presto i tassi, tornando ad incrementare la liquidità mondiale di dollari e abbassando di conseguenza l'eccessivo valore del dollaro.

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    1. E noi saremo pronti a chiudere le posizioni in dollari per tenere solo quelle in treasuries ;-)

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  4. Buongiorno a tutti,

    seguo sempre i vostri dibattiti anche se non partecipo direttamente.
    Leggo il blog con maggiore interesse ultimamente anche grazie ai trolls che si sono finalmente dileguati (o così pare al momento)!
    Volevo condividere con voi un documentario su YT caricato un mesetto fa, ma che in realtà è stato girato quasi 13 anni fa. Che ne pensate?
    https://youtu.be/6F7h1VJGp8w?si=CJl5L5IIHdeLxHgs
    Interessante la parte sui bond USA dal minuto 11:20.
    Detengo anch'io una discreta quantità di treasuries che mi hanno dato bellissime soddisfazioni durante il covid crash avendo venduto con buon gain. Il problema è che poi ne ho ricomprati a bizzeffe nella seconda metà del 2020, con la certezza (come penso quasi tutti qui) che i tassi non sarebbero mai potuti salire oltre il 2,5% (o comunque rompere la trendline in discesa sul lungo periodo).
    Quindi ora il timore è il seguente: se lo "schema Ponzi" della FED si rompe prima della scadenza naturale dei bond? Nel mio caso le scadenze sono nel 2045, altri 20 anni.
    Ovviamente la probabilità di un ribasso netto dei tassi è alta nei prossimi 20 anni...ma qui la domanda è se prima dei ribassi avviene hyperinflation o sfiducia totale nel $ come valuta di riserva?
    Grazie ancora a tutti voi per gli spunti interessanti ed i dibattiti costruttivi!

    Gabriele

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    1. Nessuno conosce il futuro, ma al momento la forza del dollaro ci rende chiaro (almeno a me) che gli USA comandano stabilmente l'economia mondiale e nessuno può farne a meno. L'analisi tecnica e fondamentale, ci indicano che i tassi USA entro il 2026 arriveranno di nuovo verso il 3%. Per chi ha paura dello scenario "crollo degli USA", potrebbe essere un punto di uscita. A quel punto, per chi vuole fare quel 2% storico per coprirsi dall'inflazione e non pensare ad altro, c'è l'oro. Tassi sopra il 5%? Non mi sorprendo più di nulla, ma il mercato immobiliare e del lavoro USA è già fermo così, non oso immaginare che può succedere al 6 o 7%. Come indicato dall'anno scorso, stanno comparendo nell'azionario azioni value a prezzi value (finalmente). Vi menzionai 3M e BATS l'anno scorso, avete visto da soli cosa stanno facendo. Ma c'è di più. Il mio problema e come parlarne. Scrivere per parlare di azioni value e valori equi è molto complicato e lungo.

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    2. Ciao Gabriele, ben ritrovato.
      Un importante effetto della fine della globalizzazione, ormai inarrestabile, è la polarizzazione dell’economia fra due aree attualmente in competizione fra loro, cioè l’occidente e il resto del mondo. Si tratta di un processo graduale che sta agendo sempre più in profondità e alla fine, se non ci sarà una svolta che lo riporti indietro nel tempo, prima o poi produrrà effetti decisivi sull’assetto delle valute globali.
      L’utilizzo sempre più frequente da parte dell’Occidente di sanzioni finanziarie alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina e le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina stanno portando sempre più Paesi, soprattutto se poco allineati con gli Stati Uniti, a ridurre la propria dipendenza dalla valuta americana. Questo processo di dedollarizzazione, soprattutto negli ultimi anni, ha già portato alla creazione di sistemi di pagamenti alternativi a quelli occidentali (come il CIPS cinese), all’uso sempre più frequente delle valute locali per i pagamenti transfrontalieri (paesi dell’ASEAN) e ad una graduale, ma costante, diversificazione delle riserve valutarie internazionali. Un fenomeno, quest’ultimo, dove l’Asia potrebbe giocare un ruolo tutt’altro che irrilevante.
      Possiamo ormai dire con certezza che l’equilibrio basato su una valuta unica mondiale è rotto, forse in modo irrimediabile. E questo dovrà per forza portare a un nuovo assetto valutario, di cui però è prematuro prevederne i contorni.
      Certo la sfiducia nel dollaro è aumentata nel tempo, ma parlare di fine del dollaro come valuta di riserva globale mi sembra francamente un po' eccessivo.
      Bisogna capire che la dedollarizzazione è un processo “rivoluzionario”, mentre gli eventi di cui ho parlato sono, a mio modo di vedere, ancora solo fenomeni di “resistenza”, non di rivoluzione.
      La rivoluzione è la sostituzione di un ordine con un altro.
      La resistenza è il tentativo di sopravvivere in un ordine costituito, senza tentare di sovvertirlo, ma a volte tentando addirittura di avvantaggiarsi a sue spese.
      Almeno per ora, i paesi del cosiddetto “nuovo ordine multipolare” non cercano di sovvertire l’ordine unipolare dominato dal dollaro e dagli USA.
      Tutte le azioni che mettono in atto, sia in campo economico e geopolitico che in quello militare, sono ancora dei semplici espedienti per resistere a tale ordine, cioè per sopravvivere in esso alla meno peggio, non per sovvertirlo.
      Certo è possibile che alcuni scambi commerciali in dollari non avvengono più con la stessa frequenza di prima e anche che alcune materie prime iniziano ad essere scambiate localmente in altre monete, ma non è detto che ciò spinga i paesi “multipolari” al grande passo della dedollarizzazione, semplicemente perché quest’ultima, come dicevamo, è un’azione rivoluzionaria che implica il sovvertimento di un ordine in tutti i suoi aspetti, non solo quello valutario.
      Decidersi per la dedollarizzazione vuol dire voler creare un intero ordine alternativo (in tutti i suoi aspetti politici, sociali, commerciali, economici, ecc.). E vuol dire anche essere disposti a difenderlo con un imponente sforzo militare.
      Siamo ancora molto lontani da tutto questo…




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    3. Aggiungerei, che se vuoi prenderti il predominio del dollaro, devi prenderti anche lo squilibrio della bilancia commerciale. Cioè devi iniziare a comprare quello che...tutti i BRICS esportano. La fine del dollaro è come la fine dell'euro. Oramai lo stanno capendo tutti che grave problema è l'euro e la UE, ma scardinare il sistema è difficile. Bisogna arrivare alla frutta e fare la rivoluzione, oppure aspettare che imploda su se stesso. Applicare un po' di palliativi non cambia la realtà.

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    4. Esatto, inoltre al momento c'è la mancanza di credibili alternative, dato che non tutte le valute sono adatte a svolgere il ruolo di riserve valutarie. Gli istituti finanziari prediligono, infatti, monete stabili (o un’elevata inflazione ne eroderebbe il potere d’acquisto), liquide (facilmente vendibili in caso di crisi) e globalmente accettate. Nel corso dell’ultimo secolo solo una valuta ha corrisposto appieno a queste caratteristiche, ed è proprio il dollaro americano.

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    5. Ivano che ne pensi dei fair value calcolati da investing.com disponibili con il piano a pagamento? Sono affidabili secondo te?

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    6. Inoltre, queste voci che sento di ritornare ad usare l'oro come sottostante, provocherebbero un ritorno al '900 data la totale mancanza di liquidità. Oppure un'oncia d'oro dovrebbe valere qualche milione di dollari. Peccato che l'oro è anche un metallo industriale...

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    7. Andrea non ne ho idea perché non pagando, non posso vederli. Si fanno molto pubblicità clickbait: "trovato con la nostra IA, questo titolo ha fatto il 100%". Peccato che non si sa gli altri suggeriti che abbiano fatto. A detta loro, il loro portafoglio ha fatto meglio del sp500 negli ultimi anni. I miei FV sono molto differenti. Proprio ieri mi sono fatto mandare a quel paese nel forum investing di Marr, perchè gli ho detto che vale 9e e loro se la aspettano a 13e. Pure quelli di campari lo avevano fatto, però da 9,5 è scesa sotto 6 come gli avevo suggerito... Ma anche la storia dei fv è un discorso lungo e complesso e dipende se uno vuole fare value investing o no.

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    8. Hai proprio ragione Ivano. Ritornare ad una specie di gold standard è una cosa che non si verificherà mai più. E’ bene chiarire che, per emettere una valuta gold standard, una banca centrale dovrebbe avere riserve di oro fisico di valore pari ad almeno il 50%-70% di tutta la valuta che intende emettere. E semplicemente non c'è abbastanza oro per permettere una cosa del genere.

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    9. Il problema dell'oro a garanzia delle banche centrali è anche la scarsa verificabilita'. Se la Cina dichiara di avere millemila tonnellate di oro, ci si crede sulla fiducia? Non c'è audit che tenga.
      Attilio

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    10. Concordo Attilio. Ti dirò di più: mi fido di più di quello che dicono i cinesi sulle riserve di oro che gli americani :-D. Anche qui, stiamo tutti sulla fiducia: l'Italia ha metà delle sue riserve negli USA. Chi è l'ultimo che è andato a vedere se sono ancora li?

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    11. x Andrea
      Ho provato un po' a guardare InvestingPro. Sembra che il fair value venga determinato con diversi metodi (da 14 a 19 a seconda del titolo) e poi, probabilmente, venga fatta una media dei risultati ottenuti.
      Il risultato del fair value mediano è visibile solo a pagamento, ma quello calcolato con i diversi metodi è visibile anche gratuitamente.
      I risultati, a seconda del metodo utilizzato, sono molto diversi tra loro: per esempio per MMM (che quota attualmente 149,87 $) il metodo più conservativo dà un fair value di 87,54 $ (sottovalutazione), mentre uno dei metodi del DCF porta ad un fair value di 238,50 $ (sopravalutazione).

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    12. Carissimi,
      rieccomi....dopo Dinasty, Dallas, LoveBoat, segnalo una nuova puntata della recente saga Trump&Melany
      https://www.corriere.it/economia/finanza/25_febbraio_08/perche-trump-ha-vietato-dollaro-ed-euro-digitale-c-entrano-le-criptovalute-di-donald-e-melania-e-perche-le-altre-banche-centrali-ea210c15-7899-4aea-8a2e-dc0aecebdxlk.shtml
      al posto di un banalissimo dollaro digitale,
      volete mettere il fascino di UsTRMP$ e UsMELANY$.
      Sia chiaro, una volta indipendente la Groenlandia, un PINGUIN$ digitale lo vorrei pure io.
      E guardiamo avanti.
      Avete il pallino per gli affari?
      Dopo una costa Smeralda in Sardegna, una riviera a Gaza, nulla ci vieta di sognare una baia delle foche.
      Vedete pure voi le nuove rotte turistiche?
      Crociere bianche.
      Con un crowdfunding,
      fatto bene,
      tiriamo su qualche spicciolo,
      una bella impresa di diritto eschimese,
      e via,
      tanti bei chioschi in franchising,
      granite a volontà;
      ghiacci vari, a scelta, km0,
      quello di mare dolce (punta dell'iceberg), mare salato (la parte sotto dell'iceberg), di terra geologico (scavare bene), di terra fresco (ultime nevicate), ghiaccio avventura (dove vive l'orso) p.s.nell'ultimo menù, noi mettiamo secchiello e paletta, consegniamo la mappa, poi con gli orsi (mance a base di carne, coccole, selfie) ognuno si aggiusta....ecc. ecc. pazienza i dazi, i succhi di frutta per le miscele, li portiamo noi.
      Un caro saluto vi raggiunga tutti, torno a lavorare.
      Alla prossima,
      Moris.

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    13. X Fabio
      Si esatto, avevo sentito anche io che investing usa diversi metodi per il calcolo del fv, per questo cercavo un feedback da parte di chi magari se ne avvale già. Attualmente sto usando il piano free, ma devo ammettere che il Pro mi stuzzica assai

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  5. Secondo un rapporto del 2014 della Banca d'Italia le sue riserve auree ammonterebbero a 2.451,8 tonnellate, di cui 1.199,4 tonnellate detenute nella propria sede centrate di Roma.
    Le rimanenti 1.252,4 tonnellate dovrebbero essere detenute nella Banca della Federal Reserve a New York e un residuo trascurabile di queste riserve dovrebbero essere invece a Londra e in Svizzera.
    Dico dovrebbero perchè l’ultima volta che è stato possibile avere una prova indiretta della reale presenza di queste riserve a New York è stato quando, tra il 1974 e il 1978, circa 542 tonnellate furono usate come collaterale in una serie di prestiti che la Federal Reserve concesse alla Banca centrale tedesca. Dopo quelle date nessun ente, nessuna autorità, nessun ufficio legale ha mai avuto il permesso di visionare le riserve in oro che sarebbero detenute dalla Fed, per cui non esiste una conferma. Sempre secondo il documento del 2014 ogni anno un gruppo di ispettori della Banca d’Italia effettua una verifica su queste riserve detenute all’estero. Verifica che consiste semplicemente nel farsi spedire dalle banche estere un certificato che attesta la presenza del deposito. Ora, chi bazzica nel mondo delle compravendite di oro fisico su vasta scala, sa bene il valore che hanno questi certificati. Il mercato dell’oro è pieno di certificati falsi o che semplicemente si riferiscono a depositi ormai vuoti.
    Inoltre c’è un motivo oggettivo e ragionevole per dubitare che la Federal Reserve detenga ancora tutte le 1.252,4 tonnellate. Infatti, quando la Bundeskank tentò di farsi restituire 300 misere tonnellate in lingotti che aveva incautamente depositato presso la Fed di New York, tra ritardi, ammiccamenti, richieste di rinvio, ci vollero ben 7 anni per riuscirci. Segno che, molto probabilmente, la Federal Reserve usa quell’oro come collaterale o per concedere prestiti, oppure nel tempo lo ha venduto chissà dove e perciò ha bisogno di tempo per ricomprarlo da qualche altra parte. Insomma, quello che ha dovuto subire la Bundesbank non promette niente di buono per l’oro italiano e per quello degli altri paesi europei che si trova a New York.

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    1. Ciao Fabio, se diventi governatore in via Nazionale,
      che ne diresti di vendere l'oro italiano in America direttamente alla sua banca depositaria, cioè alla Federal Reserve ?
      Anche in cambio di Usd freschi di stampa.
      E andiamo a ricomprare oro fisico ovunque ce ne vendano, per portarlo a Roma o, al massimo, in Svizzera.
      In caso di bisogno, almento con quest'ultima potremmo litigare.
      A presto.
      Moris

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    2. Quell'oro è bello che andato ragazzi, possiamo anche scordarcelo. Lo avranno scambiato a suo tempo con chissà cosa..

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    3. Moris, anche nell'improbabilissima ipotesi che diventassi governatore della Banca d'Italia, come qualsiasi altro avrei le mani legate. Oggi tutte le più importanti decisioni di finanza globale, anche quelle riguardanti l'oro, vengono decise ai "piani alti"; e visto che non sono affatto indipendenti, conta veramente poco chiunque sia governatore.
      Per esempio leggi questo vecchio articolo di The Gold Observer (https://www.thegoldobserver.com/p/europe-has-been-preparing-a-global?utm_medium=email&utm_campaign=cta&utm_source=substack)
      Se quanto scritto fosse vero, molti tentativi di rimpatrio delle riserve auree da parte delle banche centrali europee sarebbero spiegati.

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  6. Ciao Ivano, volevo sapere ,se vuoi darla,la tua opinione su un paio di prodotti che magari potrebbero interessare anche a te(a me piace soprattutto il primo)
    JEPG e SDIV
    Grazie!

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    1. Sono prodotti (ETF) che stanno nascendo come funghi, in particolare dopo il 2022, considerato come l'anno nero delle obbligazioni. Il loro scopo è il medesimo, cioè fornire un reddito periodico all'investitore attraverso distribuzioni mensili e per questo motivo sono particolarmente adatti a quell'investitore che preferisce una rendita elevata e il più possibile costante, piuttosto che un'elevata crescita del capitale. Possono essere tranquillamente affiancati a prodotti obbligazionari, che distribuiscono cedole, per diversificare i rischi dell'investimento.
      Entrambi gli ETF investono il loro patrimonio in azioni globali col metodo della replica fisica totale, ma le somiglianze tra i due finiscono qui.
      SDIV è un ETF che investe in modo passivo nelle 100 azioni mondiali con il più alto rendimento da dividendi.
      JEPG è invece un ETF a gestione attiva che investe in azioni di mercati sviluppati ed emergenti, dando maggior peso a quelle potenzialmente sottovalutate. Inoltre cerca di ottenere un maggior rendimento, attraverso l'utilizzo di prodotti derivati, in particolare le equity-linked notes (ELN), che consentono a JEPG di impegnarsi in una strategia simile alla vendita di covered call out-of-the-money su un indice mondiale, incassando premi. JEPG, essendo un ETF a gestione attiva, ha un elevato tasso di turnover del portafoglio durante tutto l'anno, tuttavia ha un portafoglio azionario molto più equilibrato in termini di allocazione settoriale sia rispetto a SDIV che al mercato più ampio e per questo motivo la sua volatilità è generalmente più bassa.

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    2. Per me questi prodotti sono difficili da inquadrare perchè non posso stabilire un FV per entrare. Posso basarmi solo sull'analisi tecnica. Se da il 10% l'anno ma scende del 10% l'anno allora meglio un titolo che da il 2% ma cresce .

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    3. Se si investe per la crescita del capitale meglio ETF ad accumulo secondo me.
      SDIV lo lascierei perdere perchè è concentrato per il 70% su titoli immobiliari, finanziari, energetici e materie prime e quando questi settori vanno male andrà male anche l'ETF.
      JEPG lo reputo invece interessante se si desidera una rendita mensile. Certo personalmente dovrei superare il bias JPMorgan Chase (l'emittente), che non considero una banca ma una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso.

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    4. Grazie a entrambi, infatti io cerco cedole elevate e ho visto questi,della stessa società ci sono anche jepq e jepi, che hanno come riferimento Nasdaq e sep500 e cedole elevate.
      Ma in caso di eventuale crollo del mercato ipotizzato da Ivano (tipo 1929) andrebbero abbastanza bene prodotti tipo questi?

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    5. Se c'è un altro '29 non va bene nulla a parte oro e cash. Per l'azionario, meglio consumer staples

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    6. Comunque ho visto che nelle crisi un po' più recenti tipo inizio 2000 o 2008 il mercato ha recuperato i valori nel giro di molto meno tempo, quindi magari il 1929 dove gli indici ci hanno messo tipo 20 25 anni a recuperare è stata un'eccezione

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  7. Buona giornata leggevo sul sito morningstar che analisti davano il fair value di stm a 31 euro.Ai prezzi attuali (21)come vedete l' investimento .grazie

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    1. Per me il FV di STM è 28e, quindi è sottovalutata di quasi il 30% attualmente.

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  8. Carissimi tutti,
    bentrovati.
    Per rimanere sul tema,
    ho letto questo
    https://www.corriere.it/sette/25_febbraio_11/perche-il-dollaro-si-e-mangiato-l-euro-c08ba808-d4c7-4bf1-9ad1-730749cd7xlk.shtml
    un caro saluto vi raggiunga.
    Moris

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    1. «La minaccia di dazi di Trump serve a spingere i partner commerciali a rivalutare l’euro, lo yuan e lo yen», sostiene Fugnoli. «Lo scopo è indebolire il dollaro, favorendo il rilancio della manifattura e dell’export statunitense. Peccato che la Storia dice che non riuscirà probabilmente, ed il dollaro si rafforzerà ancora di più.

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  9. La politica dei dazi americana sta portando inattese conseguenze nel mercato occidentale dell’oro.
    Il Messico e il Canada sono due dei maggiori fornitori di oro importato dagli Stati Uniti. Delle 12,1 tonnellate di oro importate negli Stati Uniti a ottobre 2024, i primi tre fornitori sono stati la Colombia (25% del totale), il Messico (24% del totale) e il Canada (13% del totale). Di conseguenza, i dazi del 25% sull’oro importato dal Messico o dal Canada aggiungerebbero 700 $ l’oncia al prezzo dell’oro. Dunque, ipotizzando il prezzo attuale dell’oro di 2900 $, il prezzo finale dovrebbe arrivare a un incredibile 3600 $ l’oncia. Tutto ciò in un contesto in cui l’oro ha già raggiunto un massimo storico.
    I timori di prezzi di importazione più alti hanno perciò innescato una corsa per importare oro fisico negli Stati Uniti, con i trader del COMEX che hanno aumentato i prezzi dei future sull’oro per assicurarsi un’esposizione a una quantità sufficiente di oro consegnabile negli Stati Uniti.
    Questa impennata di prezzo a sua volta ha costretto i venditori allo scoperto a coprire le loro posizioni; il che ha spinto i prezzi del COMEX più in alto rispetto al prezzo spot LBMA di Londra. Ecco le ultime divergenze di prezzo tra oro e argento fisico e derivati in oro e argento. Sono pari a poco piu' del 2% per l'argento e allo 0,89% per l'oro. Si tratta di divergenze notevoli: normalmente lo spread dovrebbe essere di pochi centesimi percentuali. Cosi’, man mano che lo spread COMEX-Londra si allargava, i trader di Londra si sono affrettati a trasportare più oro a New York per sfruttare l’opportunità di arbitraggio.
    La previsione di un aumento del prezzo dell’oro ha anche fatto aumentare le richieste di consegna di oro fisico da parte dei possessori di certificati di deposito (derivati) al Comex. Nella piazza newyorkese infatti i detentori a lungo termine non hanno rinnovato i loro contratti, ma hanno deciso di riscattare l’oro fisico alla scadenza del contratto.
    Ad oggi Le banche che gestiscono il mercato dell'oro a Londra (JP Morgan, HSBC, UBS e ICBC Standard) hanno esaurito il loro oro fisico disponibile e ora fanno affidamento sui prestiti in oro dalla Banca d'Inghilterra. Tuttavia, anche queste vie di prestito sembrano si stiano esaurendo.
    La scarsità di oro è cosi' forte che ormai gli investitori in derivati che vogliono riscattare il collaterale in oro dei loro contratti si stanno rassegnando a ricevere una quantità inferiore di collaterale pur di uscire dai contratti.
    In totale, nei primi 2 giorni di febbraio sono andati in scadenza e riscattati 40.649 contratti, che rappresentano 126 tonnellate di oro per un valore di 11,38 miliardi di $.
    A dicembre 2024, le esportazioni di oro da Londra direttamente negli Stati Uniti sono aumentate di 64,5 tonnellate, un aumento di 11 volte rispetto al mese precedente e il totale mensile più alto da marzo 2022. Allo stesso modo, anche l’oro svizzero è stato instradato verso Londra e poi inviato agli Stati Uniti. A dicembre, infatti, le esportazioni di oro svizzero verso Londra sono aumentate anche di 14,3 tonnellate, da 1 tonnellata durante il mese precedente.
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    Mercoledì 29 gennaio, il London Financial Times aveva diffuso la notizia di una carenza di oro nel mercato di Londra. In un articolo intitolato “Gold Stockpiling in New York leads to London shortage”, il giornale ha rivelato che la minaccia dei dazi statunitensi e l’opportunità di arbitraggio sul COMEX hanno creato una carenza estrema di oro in cui “l’attesa per ritirare i lingotti conservati nei caveau della Banca d’Inghilterra è aumentata da pochi giorni a quattro-otto settimane”.
    Per fare fronte a queste carenze, le banche della London Bullion Market Association (LBMA) hanno preso in prestito oro dalla Banca d’Inghilterra in modo da trasportarlo via mare a New York.
    Normalmente erano gli Stati Uniti a importare oro esente da dazi da Canada e Messico, rifornendo il Regno Unito e la Svizzera.
    Perciò, anche se l’attuale inversione di questo flusso da Londra a New York per fare fronte alle aumentate richieste di riscatto al COMEX di New York fosse solo un fenomeno transitorio, il mancato apporto sistemico di oro canadese e messicano nel Regno Unito potrebbe restringere ulteriormente la liquidità nel mercato LBMA di Londra.
    Se lo spread tra le due piazze rimane elevato per un periodo prolungato, si pone la questione di quanto oro il mercato di Londra può continuare ancora a fornire a New York prima che le scorte non riescano piu’ a reggere.
    La persistenza dello spread suggerirebbe anche che non si tratterebbe solo di un problema di arbitraggio a breve termine, ma dell’inizio di una crisi sistemica all’interno della quale potrebbe persino esserci un programma di accumulo strategico da parte del governo degli Stati Uniti sotto la cortina fumogena delle tariffe, forse mirato a drenare la liquidità dell’oro da Londra e consolidare le riserve auree nei caveau americani.
    Se le scorte d’oro di Londra si esaurissero più velocemente di quanto possano essere ripristinate, si potrebbe innescare una stretta dell’offerta che esporrebbe le debolezze del mercato globale dei lingotti e forzerebbe un drastico riprezzamento verso l’alto dell’oro fisico, soprattutto se altre banche centrali o altre entità sovrane, soprattutto asiatiche, reagissero accelerando il proprio ritiro di oro da Londra.
    La domanda cruciale quindi è se l’attuale crisi sia solo una dislocazione temporanea o l’inizio di un più ampio spostamento del mercato globale dell’oro dai derivati verso il metallo fisico.

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  11. Buongiorno Fabio,
    una domanda,
    gli etc basati su oro fisico hanno effettivamente allocato lingotti "tastabili" presso le banche depositarie,
    a fronte delle quote emesse?
    C'è modo di verificare?
    Non vorrei che tornasse in gioco la famosa "marea" evocata da Warren Buffet per chi nuota senza costume.
    Un caro saluto.
    Moris

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    1. E' proprio questo il motivo per cui ho scritto quanto sopra.
      A noi comuni mortali poco importa il mercato dei futures sull'oro, ma quello degli ETC che replicano i metalli preziosi sì. Rispondo alle tue domande.
      1) Gli ETC basati su oro fisico hanno effettivamente allocato lingotti "tastabili" presso le banche depositarie, a fronte delle quote emesse?
      Sì, dovrebbero.
      2) C'è modo di verificare?
      No, assolutamente in nessun modo.
      Ecco quello che so sul più grande ETC sull'oro fisico sul mercato, cioè GLD. GLD replica il prezzo spot dell'oro in dollari USA. Lo fa attraverso un contratto swap sostenuto da lingotti fisici detenuti da una banca "custode", che in questo caso è HSBC. Nel 2022 JPMorgan Chase è stata nominata Depository Trust and Clearing Corporation (DTCC) di questo ETC. Una DTCC è un'istituzione creata di recente per allontanare dalle banche i rischi del collaterale dei lingotti che hanno in bilancio. I contratti swap collateralizzati da lingotti sono infatti scambiati giornalmente tra banche per regolare le loro transazioni e compongono una fetta rilevante della loro liquidità. Se il collaterale dietro questi swap fosse limitato solo a quello che una banca X ha al momento in cui crea o scambia uno di questi swap, e se questo collaterale inizia a crollare come una valanga, non passa molto tempo prima che la banca Y che deve ricevere lo swap inizi a dubitare della solvibilità dello swap e della stessa banca X che lo sta emettendo. L’unico modo per evitare un effetto a catena di default provocato dai reciproci sospetti di solvibilità fra banche, che di fatto bloccherebbe i loro scambi giornalieri e quindi tutto il funzionamento delle banche stesse, si è pensato bene di ampliare il concetto di collaterale. Oggi quindi, secondo le nuove norme, uno swap può essere garantito non solo dal collaterale che possiede la banca, cioè dai lingotti che ha in deposito, ma anche da qualsiasi altro collaterale fuori dalla banca che si trovi sul mercato. Quindi, per fare un esempio da scuola elementare, la banca X può emettere swap garantito da lingotti per un controvalore di 1000 dollari, anche se possiede lingotti per soli 500 dollari. Perché? Perché il collaterale dello swap non è più’ gestito dalla banca X, ma da una DTCC. E questa DTCC può fornire alla banca X tutto il collaterale che vuole, perché non ha a sua disposizione solo i lingotti della banca X, ma anche quelli delle altre banche per cui svolge lo stesso servizio di “custodia”. Per farla breve tutti i lingotti delle banche che emettono swap con collaterale lingotti d'oro entrano a far parte di un “bacino” di lingotti a disposizione dei DTCC e che formano il collaterale di qualsiasi contratto o derivato emesso da una banca che appartiene a tale sistema. E questo bacino di lingotti non sono più di proprietà delle singole banche che emettono gli swap ma possono essere sottratti a piacimento da un DTCC per coprire le emissioni di derivati.
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    2. CONTINUAZIONE
      Ora chiediamoci perché la JP Morgan è diventata la DTCC dell’ETC GLD? Evidentemente, perché il collaterale in lingotti d’oro di GLD non è sufficiente e ha bisogno di un “aiutino”. E chi meglio della JP Morgan, esperta in imbrogli nei metalli preziosi, è in grado di metterci una pezza? Ma, in questo caso, quale sarebbe il “bacino” di lingotti al quale la JP Morgan dovrebbe attingere per ampliare il magro bilancio in oro fisico dell’ETC? Anzitutto, possiamo aggiungerci il collaterale di altri ETC di cui la JP Morgan potrebbe essere “custode”. Ma questo non basta, perché sappiamo bene che in realtà tutti gli ETC hanno lo stesso problema e quindi di collaterale ne hanno ben poco. Dunque, che altro? Per risolvere il mistero, forse dobbiamo chiederci perché la JP Morgan sta pensando di trasferire i lingotti di GLD nei suoi depositi a New York.
      A Wall Street è risaputo che il caveau di JP Morgan è collegato sottoterra a quello della FED, essendo quest’ultima sul lato nord di Liberty Street e la JP Morgan dall’altra parte della strada. E indovina cosa c’è nel caveau della FED di New York? C’è l’oro depositato dalle banche centrali straniere…
      Nel 2002 si stimava che tra le 10.000 e le 14.000 tonnellate di oro delle banche centrali accantonate nei depositi della Fed venivano abitualmente affittate o prestate dalla Fed lucrando interessi.
      Non è escluso quindi supporre che l’affiancamento di JP Morgan a HSBC faccia parte di un programma stabilito con la Fed per stabilire un collegamento diretto e, manco a dirlo, “sotterraneo”, tra le riserve in oro americane, in modo che tutto lo scarso oro disponibile tra banca centrale, banche commerciali e fondi di investimento, venga riciclato all’infinito per far apparire le riserve più’ ampie di quanto siano in realtà.
      C'è anche un'altra voce ancor più sinistra e poco rassicurante che gira a Wall Street, secondo cui la FED di New York possa aver venduto, anziché prestato, parte dell’oro in sua custodia.
      Naturalmente queste sono tutte voci che non possono essere confermate.
      La conclusione pratica più’ immediata che possiamo trarre da questo nuovo modo di trattare l’oro fisico a collaterale degli ETC dovrebbe essere sicuramente quella di non usare più’ gli ETC per investire sull’oro.
      Chi ha acquistato quote di ETC legati all’oro deve sapere che tali quote non danno la proprietà del collaterale che vi sta dietro, perché questo può essere “saccheggiato” a piacimento dalla JPMorgan Chase.
      Non so se ciò valga anche per gli ETC europei sull'oro. Se così fosse le singole quote di questi ETC sarebbero diventate dei contenitori vuoti. E se la cosa trapelasse, sarebbe la fine per questi ETC.

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  12. Anche articoli di giornalisti di finanza iniziano a parlare del problema dell'oro.
    https://www.internazionale.it/notizie/alessandro-lubello/2025/02/15/oro-fuga-atlantico

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  13. Carissimi,
    a proposito di "metallo giallo", se interessati a cercare un'esposizione alla fonte,
    ho estrapolato una lista dei principali produttori mondiali; sono 32 componenti, appartenenti al World Gold Council, sono tutti quotati e investibili; nel comparto metalli, per allargare il quadro anche ad altre materie prime (argento, ferro, rame) troverete spunto nella seconda parte della lista. Buon inizio di settimana a tutti. Moris

    gold companies
    AGNICO EAGLE
    ALAMOS GOLD
    ANGLOGOLD ASHANTI
    Aura Minerals Inc.
    BARRICK
    B2Gold Corp.
    CALIBRE MINING
    CHINA GOLD INTERNATIONAL RESOURCES CORP. LTD
    CENTERRA
    DRDGOLD limited
    ELDORADO
    Endeavour Mining plc
    Equinox Gold Corp.
    FRANCO NEVADA
    GOLD FIELDS
    HUMMINGBIRD
    IAMGOLD
    KINROSS GOLD
    NEWMONT
    OCEANAGOLD
    OSISKO GOLD ROYALTIES
    PAN AMERICAN SILVER
    RESOLUTE
    ROYALGOLD
    SANDSTORM GOLD
    Shandong Gold Mining Co.
    SIBANYE STILLWATER
    TOREX GOLD RESOURCES
    Triple Flag Precious Metals Corp.
    Wheaton Precious Metals Corp.
    Zhaojin Mining Industry co.
    Zijin Mining Group Company Limited

    other mineral companies worldwide

    Fortescue ltd
    Pilbara Minerals Limited
    BHP Group Limited
    Rio Tinto Group
    Glencore plc
    Anglo American plc
    Vale S.A.
    Antofagasta plc
    Southern Copper Corporation
    Ivanhoe Mines Ltd.
    Freeport-McMoRan Inc.
    First Quantum Minerals Ltd.
    Grupo México, S.A.B. de C.V.
    Industrias Peñoles, S.A.B. de C.V.

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